Rob (Senza Numero)
2009-08-17 04:52:28 UTC
di Pio d'Emilia - da TOKYO
Condono nucleare e vuoti di memoria della politica
Niente da fare. In Giappone di Hiroshima e Nagasaki non frega più nulla a
nessuno.
E bene ha fatto il coraggioso (è sempre in prima linea nel denunciare le
esecuzioni capitali) ambasciatore danese a Tokyo, Franz Michael Skyold
Mellbin che stamani all'alba, dalla cima del Monte Fuji, srotolerà un
cartello contro la passata, presente e futura proliferazione nucleare.
«Volevo fare qualcosa per il popolo giapponese, far sentire loro che il
mondo non dimentica» ha dichiarato all'agenzia Kyodo, prima di iniziare
l'ascesa, di notte.
Pare che l'ambasciatore abbia chiesto ad altri colleghi di accompagnarlo,
magari anche solo simbolicamente, senza salire fino in cima. Ma non ha
trovato nessun altro. Anche il premier Taro Aso, che all'ultimo momento ha
capito che non poteva non partecipare alla cerimonia ufficiale e ha sospeso
di malavoglia la campagna elettorale, ha voluto fare qualcosa, prima di
sparire, come ormai sostengono tutti i sondaggi, dalla scena politica. E
nella speranza di raccattare qualche voto ha annunciato, proprio per oggi,
una storica decisione. Basta con le vertenze, basta con la tirchieria di
stato a spese dei sopravvissuti del bombardamento. Da oggi, tutti coloro
(sono oltre 300) che sono in causa con il governo giapponese per ottenere il
riconoscimento di «hibakusha», di superstite del bombardamento nucleare,
possono stare tranquilli. Sia che abbiano vinto, sia che abbiano perso o che
siano in attesa di sentenza definitiva, anche loro riceveranno il sussidio
statale, pari a circa 1000 euro al mese. Unanime il commento della stampa
locale, anche quella più conservatrice: era ora.
Al «condono nucleare» di Aso fa da contraltare, ahimè, la scelta di «basso
profilo» del suo sfidante, e probabile nuovo premier, Yukio Hatoyama, anche
lui presente, salvo ripensamenti dell'ultim'ora, a Hiroshima. Hatoyama
viaggia con il vento in poppa, ma rischia grosso quando incontrerà il
sindaco Tadatoshi Akiba, un tipo tutt'altro che malleabile e decisamente
non-allineato rispetto ai partiti. Akiba ha infatti già manifestato il suo
disappunto per gli impegni assunti da Hatoyama come capo dell'opposizione e
che evidentemente non potrà rispettare come capo di governo. Parliamo dei
famosi tre principi: «non possesso, non produzione, non introduzione» di
ordigni nucleari in Giappone. Un paio di anni fa era stato proprio il
partito democratico a denunciare il tradimento di questi principi da parte
del governo, e l'allora capo dell'opposizione, appunto l'attuale candidato
premier Yukio Hatoyama, si era impegnato a farli rispettare, in caso di
conquista del potere. Ma ora che il potere è alla portata di mano, ha già
cambiato idea.
Nel «manifesto» elettorale del partito non se ne parla, e il linguaggio
usato per le questioni più scottanti, soprattutto di politica estera, è
decisamente annacquato, come il whisky locale che ti servono nei locali del
«mondo fluttuante» di Tokyo. Il trattato si sicurezza nippo-americano non va
più abolito è tantomeno «radicalmente revisionato»: il governo democratico
si limiterà a «proporre modifiche». Stesso dicasi per le spese di
sostentamento delle truppe americane in Giappone, una servitù militare senza
più alcun senso. Un tempo i democratici volevano sospendere i pagamenti tout
court, ora auspicano un negoziato. Ma un conto è annacquare il linguaggio,
altro è far sparire uno dei capisaldi della politica dell'opposizione. Nel
«manifesto» del Pd giapponese è sparita la richiesta agli Stati Uniti di
impegnarsi a non sparare il «primo colpo» nucleare. E questo, il sindaco di
Hiroshima, non avrebbe potuto evitare di rinfacciarlo al nuovo premier in
pectore, Yukio Hatoyama.
Condono nucleare e vuoti di memoria della politica
Niente da fare. In Giappone di Hiroshima e Nagasaki non frega più nulla a
nessuno.
E bene ha fatto il coraggioso (è sempre in prima linea nel denunciare le
esecuzioni capitali) ambasciatore danese a Tokyo, Franz Michael Skyold
Mellbin che stamani all'alba, dalla cima del Monte Fuji, srotolerà un
cartello contro la passata, presente e futura proliferazione nucleare.
«Volevo fare qualcosa per il popolo giapponese, far sentire loro che il
mondo non dimentica» ha dichiarato all'agenzia Kyodo, prima di iniziare
l'ascesa, di notte.
Pare che l'ambasciatore abbia chiesto ad altri colleghi di accompagnarlo,
magari anche solo simbolicamente, senza salire fino in cima. Ma non ha
trovato nessun altro. Anche il premier Taro Aso, che all'ultimo momento ha
capito che non poteva non partecipare alla cerimonia ufficiale e ha sospeso
di malavoglia la campagna elettorale, ha voluto fare qualcosa, prima di
sparire, come ormai sostengono tutti i sondaggi, dalla scena politica. E
nella speranza di raccattare qualche voto ha annunciato, proprio per oggi,
una storica decisione. Basta con le vertenze, basta con la tirchieria di
stato a spese dei sopravvissuti del bombardamento. Da oggi, tutti coloro
(sono oltre 300) che sono in causa con il governo giapponese per ottenere il
riconoscimento di «hibakusha», di superstite del bombardamento nucleare,
possono stare tranquilli. Sia che abbiano vinto, sia che abbiano perso o che
siano in attesa di sentenza definitiva, anche loro riceveranno il sussidio
statale, pari a circa 1000 euro al mese. Unanime il commento della stampa
locale, anche quella più conservatrice: era ora.
Al «condono nucleare» di Aso fa da contraltare, ahimè, la scelta di «basso
profilo» del suo sfidante, e probabile nuovo premier, Yukio Hatoyama, anche
lui presente, salvo ripensamenti dell'ultim'ora, a Hiroshima. Hatoyama
viaggia con il vento in poppa, ma rischia grosso quando incontrerà il
sindaco Tadatoshi Akiba, un tipo tutt'altro che malleabile e decisamente
non-allineato rispetto ai partiti. Akiba ha infatti già manifestato il suo
disappunto per gli impegni assunti da Hatoyama come capo dell'opposizione e
che evidentemente non potrà rispettare come capo di governo. Parliamo dei
famosi tre principi: «non possesso, non produzione, non introduzione» di
ordigni nucleari in Giappone. Un paio di anni fa era stato proprio il
partito democratico a denunciare il tradimento di questi principi da parte
del governo, e l'allora capo dell'opposizione, appunto l'attuale candidato
premier Yukio Hatoyama, si era impegnato a farli rispettare, in caso di
conquista del potere. Ma ora che il potere è alla portata di mano, ha già
cambiato idea.
Nel «manifesto» elettorale del partito non se ne parla, e il linguaggio
usato per le questioni più scottanti, soprattutto di politica estera, è
decisamente annacquato, come il whisky locale che ti servono nei locali del
«mondo fluttuante» di Tokyo. Il trattato si sicurezza nippo-americano non va
più abolito è tantomeno «radicalmente revisionato»: il governo democratico
si limiterà a «proporre modifiche». Stesso dicasi per le spese di
sostentamento delle truppe americane in Giappone, una servitù militare senza
più alcun senso. Un tempo i democratici volevano sospendere i pagamenti tout
court, ora auspicano un negoziato. Ma un conto è annacquare il linguaggio,
altro è far sparire uno dei capisaldi della politica dell'opposizione. Nel
«manifesto» del Pd giapponese è sparita la richiesta agli Stati Uniti di
impegnarsi a non sparare il «primo colpo» nucleare. E questo, il sindaco di
Hiroshima, non avrebbe potuto evitare di rinfacciarlo al nuovo premier in
pectore, Yukio Hatoyama.