ROB (Senza Numero)
2008-07-04 06:02:36 UTC
Decine di «sospetti», tra cui Michael Hardt, torchiati come criminali o
respinti
di Pio D'Emilia su IL MANIFESTO
Un'ecatombe. Con l'avvicinarsi del G8, le autorità giapponesi stanno
intensificando quella che ufficialmente viene definita «allerta
anti-terroristica».
Decine di «sospetti»- tra i quali studiosi, giornalisti, rappresentanti di
ong - vengono fermati alla frontiera, interrogati, trattenuti per ore, o
addirittura rispediti indietro senza troppi complimenti, costringendoli a
pagarsi anche il biglietto di ritorno.
Così, se a suo tempo «Impero» aveva di fatto impedito l'ingresso a Toni
Negri, un paio di giorni fa Michael Hardt, co-autore assieme a Negri di
«Impero» e «Moltitudini» , è stato interrogato per 5 ore in una stanza
dell'aereoporto e costretto a rivelare nei minimi dettagli il suo programma
di viaggio in Giappone. Che nel suo caso prevede attività «sovversive» come
un ciclo di conferenze presso le più prestigiose università del paese.
Ma almeno a lui è andata bene. Ad altri meno. Il giornalista Chu Hoi Dick e
due suoi collaboratori di Hong Kong sono stati trattenuti per oltre 20 ore,
costretti a pagare una stanza d'albergo e tenuti a digiuno per tutto il
tempo dell'interrogatorio. «Ci hanno trattato come dei criminali - ha
spiegato Chu Hoi Dick - un atteggiamento inammissibile». Lo stesso è
accaduto a due giornalisti inglesi.
In alcuni casi, le autorità giapponesi concedono il permesso di entrata a
patto che il «gradito» ospite accetti di uscire dal Giappone entro il 6
luglio, la vigilia del G8. Molti accettano, pensando di poter poi impugnare
la decisione arbitraria delle autorità. In un paio di casi ha funzionato.
«Mai visto nulla del genere - spiega Franco Berardi "Bifo", protagonista del
'77 italiano, in Giappone per delle conferenze - c'è una vera e propria
paranoia contro chiunque possa mettere a repentaglio la buona riuscita del
vertice. Evento di cui nessuno sente il bisogno e che dovrebbe essere
abolito una volta per tutte».
Nel frattempo, l'isola di Hokkaido è sotto assedio. Si calcola che oltre 50
mila poliziotti, un quinto del totale delle forze, siano stati mobilitati
per «proteggere» gli ospiti dall'improbabile assalto dei no global e dalle
minacce, non meglio identificate, del «terrorismo». Poliziotti in borghese
presidiano aereoporti e stazioni, fermando la maggior parte degli stranieri
per «accertamenti». Nessuno si aspetta grandi manifestazioni di protesta,
ma, dato lo stato di allerta, evidentemente molti no global sono riusciti ad
arrivare nel paese.
respinti
di Pio D'Emilia su IL MANIFESTO
Un'ecatombe. Con l'avvicinarsi del G8, le autorità giapponesi stanno
intensificando quella che ufficialmente viene definita «allerta
anti-terroristica».
Decine di «sospetti»- tra i quali studiosi, giornalisti, rappresentanti di
ong - vengono fermati alla frontiera, interrogati, trattenuti per ore, o
addirittura rispediti indietro senza troppi complimenti, costringendoli a
pagarsi anche il biglietto di ritorno.
Così, se a suo tempo «Impero» aveva di fatto impedito l'ingresso a Toni
Negri, un paio di giorni fa Michael Hardt, co-autore assieme a Negri di
«Impero» e «Moltitudini» , è stato interrogato per 5 ore in una stanza
dell'aereoporto e costretto a rivelare nei minimi dettagli il suo programma
di viaggio in Giappone. Che nel suo caso prevede attività «sovversive» come
un ciclo di conferenze presso le più prestigiose università del paese.
Ma almeno a lui è andata bene. Ad altri meno. Il giornalista Chu Hoi Dick e
due suoi collaboratori di Hong Kong sono stati trattenuti per oltre 20 ore,
costretti a pagare una stanza d'albergo e tenuti a digiuno per tutto il
tempo dell'interrogatorio. «Ci hanno trattato come dei criminali - ha
spiegato Chu Hoi Dick - un atteggiamento inammissibile». Lo stesso è
accaduto a due giornalisti inglesi.
In alcuni casi, le autorità giapponesi concedono il permesso di entrata a
patto che il «gradito» ospite accetti di uscire dal Giappone entro il 6
luglio, la vigilia del G8. Molti accettano, pensando di poter poi impugnare
la decisione arbitraria delle autorità. In un paio di casi ha funzionato.
«Mai visto nulla del genere - spiega Franco Berardi "Bifo", protagonista del
'77 italiano, in Giappone per delle conferenze - c'è una vera e propria
paranoia contro chiunque possa mettere a repentaglio la buona riuscita del
vertice. Evento di cui nessuno sente il bisogno e che dovrebbe essere
abolito una volta per tutte».
Nel frattempo, l'isola di Hokkaido è sotto assedio. Si calcola che oltre 50
mila poliziotti, un quinto del totale delle forze, siano stati mobilitati
per «proteggere» gli ospiti dall'improbabile assalto dei no global e dalle
minacce, non meglio identificate, del «terrorismo». Poliziotti in borghese
presidiano aereoporti e stazioni, fermando la maggior parte degli stranieri
per «accertamenti». Nessuno si aspetta grandi manifestazioni di protesta,
ma, dato lo stato di allerta, evidentemente molti no global sono riusciti ad
arrivare nel paese.