miki cap
2011-03-18 19:59:01 UTC
Il disastro nucleare di Fukushima è una grande tragedia che riempie di
tristezza, angoscia e paura tutti coloro che vivono, hanno vissuto,
hanno amici, parenti in Giappone e anche chi guarda la vicenda da
lontano.
Ma è una tragedia annunciata, il che la rende ancora più tragica.
Sogni di Akira Kurosawa è del 1990, c'era già stata Chernobyl, ma
l'espisodio in questione suona ora come una profezia fin troppo
facile, che riempie di tristezza e rabbia.
Ma a Fukushima c'è stato dell'altro. Non si sa ancora cosa perché la
TEPCO (la secietà che gestisce la centrale) e probabilmente anche il
geverno stanno raccontanto un sacco di fregnacce, ma evidente che i
fatti e il continuo evolversi degli eventi smentiscono puntualmente
tutto ciò che è stato detto finora.
E qui torniamo a un argomento di cui molto si è dibattuto, anche
aspramente, in queste pagine.
Parlo della rigidità, dell'assenza di spirito critico, della spesso
ottusa obbedienza alla gerarchia che blocca ogni critica, ogni dubbio,
ogni diffidenza nei processi, nelle dinamiche, nei sistemi della
società giapponese. Mai come ora la sensazione che i giapponesi spesso
si trovino a marciare veloci, ordinati e muti, verso una tragica meta,
della cui letalità sono consapevoli. E' successo durante la seconda
guerra mondiale, succede ora con la scelta nucleare.
E poi parlo delle balle della modernità e della tecnocrazia
giapponese, che finora ha ammaliato e abbagliato molti, acritici e
adoranti ammiratori del Giappone in occidente. Lo dissi in tempi non
sospetti, la tecnologia e modernità giapponese sono un sottile strato
di vernice lucida su un grande edificio vecchio e fatiscente. Le avete
viste tutti le case spazzate via dallo tsunami. Sono poco più che
capanne, fatte di legno, cartongesso e lamiera. Chi filmava le scene
da apocalisse se ne stava, atterrito, ma al sicuro, ai piani alti di
edifici in cemento e muratura.
Le prove di apocalisse nucleare le avevano già fatte in Giappone nel
1999. La memoria degli uomini è sempre troppo corta e non ne ho
sentito parlare su alcun mezzo di informazione in questi giorni, ma il
nome di una località giapponese, Tokaimura, era già andato a far
compagnia a quelli di Three Miles Island e Chernobyl. L'incidente
aveva già messo ben in luce la leggerezza, l'incompetenza,
l'incoscienza con cui i nipponici stavano trattando il nucleare.
Atterriscono ora i problemi a Fukushima, ma purtroppo non stupiscono.
E comunque si risolverà questa devastante tragedia essa sarà una
nuova, deturpante ferita nella storia e nella cultura nipponica.
tristezza, angoscia e paura tutti coloro che vivono, hanno vissuto,
hanno amici, parenti in Giappone e anche chi guarda la vicenda da
lontano.
Ma è una tragedia annunciata, il che la rende ancora più tragica.
Sogni di Akira Kurosawa è del 1990, c'era già stata Chernobyl, ma
l'espisodio in questione suona ora come una profezia fin troppo
facile, che riempie di tristezza e rabbia.
Ma a Fukushima c'è stato dell'altro. Non si sa ancora cosa perché la
TEPCO (la secietà che gestisce la centrale) e probabilmente anche il
geverno stanno raccontanto un sacco di fregnacce, ma evidente che i
fatti e il continuo evolversi degli eventi smentiscono puntualmente
tutto ciò che è stato detto finora.
E qui torniamo a un argomento di cui molto si è dibattuto, anche
aspramente, in queste pagine.
Parlo della rigidità, dell'assenza di spirito critico, della spesso
ottusa obbedienza alla gerarchia che blocca ogni critica, ogni dubbio,
ogni diffidenza nei processi, nelle dinamiche, nei sistemi della
società giapponese. Mai come ora la sensazione che i giapponesi spesso
si trovino a marciare veloci, ordinati e muti, verso una tragica meta,
della cui letalità sono consapevoli. E' successo durante la seconda
guerra mondiale, succede ora con la scelta nucleare.
E poi parlo delle balle della modernità e della tecnocrazia
giapponese, che finora ha ammaliato e abbagliato molti, acritici e
adoranti ammiratori del Giappone in occidente. Lo dissi in tempi non
sospetti, la tecnologia e modernità giapponese sono un sottile strato
di vernice lucida su un grande edificio vecchio e fatiscente. Le avete
viste tutti le case spazzate via dallo tsunami. Sono poco più che
capanne, fatte di legno, cartongesso e lamiera. Chi filmava le scene
da apocalisse se ne stava, atterrito, ma al sicuro, ai piani alti di
edifici in cemento e muratura.
Le prove di apocalisse nucleare le avevano già fatte in Giappone nel
1999. La memoria degli uomini è sempre troppo corta e non ne ho
sentito parlare su alcun mezzo di informazione in questi giorni, ma il
nome di una località giapponese, Tokaimura, era già andato a far
compagnia a quelli di Three Miles Island e Chernobyl. L'incidente
aveva già messo ben in luce la leggerezza, l'incompetenza,
l'incoscienza con cui i nipponici stavano trattando il nucleare.
Atterriscono ora i problemi a Fukushima, ma purtroppo non stupiscono.
E comunque si risolverà questa devastante tragedia essa sarà una
nuova, deturpante ferita nella storia e nella cultura nipponica.