ROB (Senza Numero)
2008-08-25 17:30:07 UTC
A 63 anni dalla sconfitta subita nella Seconda guerra mondiale il Giappone
si ritrova più lontano dal militarismo imperialista; più amico della Cina;
più deciso a cercare l’eliminazione degli ordigni nucleari dalla faccia
della terra.
Il 15 agosto scorso, in un’immensa hall per arti marziali chiamata Budokan,
e presso il contestato santuario shintoista Yasukuni, si è radunato
simbolicamente tutto il Giappone per commemorare il 63° anniversario della
fine della guerra. Dei due edifice, il primo è il più importante: solo là,
da decenni, viene ufficialmente celebrata la memoria di oltre 2 milioni e
mezzo di cittadini morti in una guerra che il primo ministro Yasuo Fukuda ha
coraggiosamente qualificato come “miserabile”.
Il 15 agosto 1945 viene talvolta indicato come “il giorno piu’ lungo del
Giappone”, perchè quanto è avvenuto allora ha di fatto cambiato il volto
della nazione. Dal punto di vista cronologico esso è stato anche il giorno
più corto: quella giornata, di fatto, è iniziata a mezzogiorno, quando tutti
i giapponesi hanno ascoltato la voce dell’imperatore Hirohito che annunciava
l’accettazione della resa incondizionata invitando tutti i sudditi a
“sopportare l’insopportabile”.
Di conseguenza, anche la commemorazione di quell’avvenimento è iniziata a
mezzogiorno con un minuto di preghiera silenziosa. La dignità della
cerimonia ha trasformato la “hall delle arti marziali” in un tempio: sullo
sfondo, migliaia di crisantemi simbolizzavano le anime dei deceduti; accanto
l’imperatore Akihito e l’imperatrice Michiko; nella platea 6000 ospiti, per
la maggior parte parenti dei militari defunti; in prima fila i
rappresentanti delle massime cariche dello Stato.
Brevi e sostanziali le parole di commemorazione. L’imperatore le ha
pronunciate rivolto verso i crisantemi. “Spero fortemente - ha detto - che l’orrore
della guerra non si ripeta... e prego per la pace del mondo e anche per un
ulteriore sviluppo della nostra nazione”.
L’uditorio al quale si è rivolto il primo ministro, invece, si estendeva al
di là dei confini nazionali: “Il Giappone - ha detto Yasuda - ha inflitto
molti danni e sofferenze a molte nazioni, specialmente in Asia. Esprimo
umilmente le mie condoglianze a tutte le vittime della guerra e prometto
solennemente di tramandare [la conoscenza dei] fatti storici alle
generazioni future perché non svaniscano le lezioni di quella miserabile
guerra”.
Purtroppo “il giorno più lungo” è solo a metà del suo corso: il processo di
purificazione della memoria non è terminato. Nella stessa mattinata
centinaia di cittadini, tre ministri e una cinquantina di parlamentari hanno
visitato lo Yasukuni. Cina e Corea condannano quelle visite da parte dei
ministri, non solo perche’ dal 1974 vi sono state incluse le “tavolette
commemorative” di militari condannati per crimini di Guerra, ma soprattutto
perche lo Yasukuni è stato il simbolo più forte dell’infausto militarismo.
La Cina più amica
In molte nazioni dell’Asia il 15 agosto si ricorda proprio la liberazione
dal giogo giapponese. Il quel circostanza di solito, ai sentimenti di
esultanza si mescolano a quelli di ostilità verso il Giappone.
Ma per la Cina, quest’anno, l’atteggiamento è stato benevolo. Anche se non
va esclusa l’influenza delle Olimpidi di Pechino, il motivo principale va
forse individuato nell’atteggiamento diplomatico di Yasuda, noto per la sua
apertura verso l’Asia, Cina in particolare.
Pechino ha contraccambiato l’offerta di amicizia con atti concreti. Quest’anno,
per la prima volta, il rappresentante del governo cinese ha partecipato alla
celebrazione commemorativa del bombardamento atomico ad Hiroshima. Il 12
agosto, poi, ricorreva il 30° anniversario della firma del trattato di
amicizia e collaborazione tra Cina e Giappone. Per l’occasione, Cui Tiankai,
ambasciatore cinese a Tokyo, ha dato un ricevimento solenne durante il quale
ha detto: “In questi trent’anni abbiamo costruito i nostro vicendevoli
legami e continueremo ad espandere le nostre relazioni”. Ospite di riguardo,
naturalmente, è stato Yasuda, non solo perche’ primo ministro, ma anche
perche’ 30 anni fa il premier giapponese era suo padre Takeo, promotore dei
rapporti di amicizia con l’Asia. Tra gli ospiti vi era pure la signora
Sonoda Tenkoko (89 anni), il cui marito Sunao, allora ministro degli esteri,
ha firmato il trattato. Intervistata dal The Japan Times, Sonoda, con un
pizzico di arguzia, ha risposto: “Probabilmente in qualche luogo il mio
defunto marito starà scambiando un brindisi con Deng Xiaoping”.
Hiroshima e Nagasaki, un mondo senza armi nucleari
La commemorazione al Budokan ha assunto una dimensione di largo respiro
internazionale se la considera come il vertice di una riflessione collettiva
iniziata dieci giorni prima e che ha avuto le espressioni piu’ significative
nella “dichiarazioni per la pace” dei sindaci di Hiroshima e Nagasaki,
rispettivamente il 6 e 9 agosto, le date dei rispettivi olocausti atomici.
Nelle dichiarazioni per la pace Akiba Tadashi, per Hiroshima, e Taue
Tomihisa, per Nagasaki, hanno presentato le due città come profezia del
disarmo atomico integrale, tema consueto anche nei discorsi commemorativi
degli anni precedenti. Gli appelli di quest’anno sono originali perché sono
stati rivolti non all’umanita’ in genere, ma alle grandi potenze nucleari
usando argomentazioni espresse da personalita’ politiche di queste stesse
nazioni e indicando iniziative concrete
Alcuni anni fa, su inziativa dei sindaci di Hiroshima e Nagasaki, è stato
costituito il gruppo (internazionale )chiamato “Sindaci per la Pace” (Mayors
for Peace”). Ad esso hanno già aderito 2368 citta’. Akiba ha rivelato che
nell’aprile di quest’anno il gruppo ha proposto il “Protocollo
Hiroshima-Nagasaki” come supplemento a Trattato di non-proliferazione
nucleare: un invito alle potenze nucleari a sospendere immediatamente gli
sforzi per produrre e installare ordigni nucleari. Il protocollo mira a
realizzare un mondo denuclearizzato entro il 2020.
Per decenni, quando l’equilibrio di potere nel mondo dipendeva dalla
deterrenza nucleare, le disperate suppliche di Hiroshima e Nagasaki sono
state inascoltate. Quella politica si è rivelata tragicamente erronea.
Questa è la sostanza della dichiarazione del sindaco di Nagasaki, che ,
secondo l’editorialista dell’Asahi Shimbun, costituisce un passo senza
precedenti.
“Negli Stati Uniti, la piu’ grande potenza nucleare - ha detto Taue -
coloro che nel passato erano i leader della politica nucleare stanno
parlando contro di essa. Ho deciso di basarmi sulle loro parole per
rivolgere agli Stati Uniti un forte appello per quanto Nagasaki ha chiesto
da molto tempo” . Il primo dei “convertiti” politici ai quali Taue ha
alluso, è l’ex segretario di stato Henry Kissinger, ideatore e realizzatore
della strategia della deterrenza nucleare. Nell’articolo “Toward a
nuclear-free World”, pubblicato in gennaio sul The Wall Street Journal, egli
ha affermato che l’unico mezzo per ottenere la sicurezza contro le armi
nucleari è quello di eliminarle completamente.
Il 30 giugno, George Roberson, inglese, ex segretario generale della NATO,
commentando la proposta di Kissinger ha scritto: “Durante la guerra fredda,
le armi nucleari hanno avuto il perverso effetto di rendere il mondo un
luogo relativamente stabile. Questo non è più il caso”.
Con il forte appello di quest’anno il sindaco di Nagasaki ha reso noto a
tutto il mondo quanto i “convertiti” politici hanno scritto su pubblicazioni
per iniziati.
Vale la pena ricordare che quest’anno ricorre anche il centenario della
nascita di Nagai Takashi, il dottore cattolico di Nagasaki, che persa la
moglie nel bombardamento atomico, ha consacrato le forze che gli rimanevano
per alleviare le sofferenze delle vittime dell’atomica. Egli usava dire:
“Nella guerra non ci sono né vincitori, né sconfitti; c’e’ solo rovina”.
di Pino Cazzaniga su Asianews
si ritrova più lontano dal militarismo imperialista; più amico della Cina;
più deciso a cercare l’eliminazione degli ordigni nucleari dalla faccia
della terra.
Il 15 agosto scorso, in un’immensa hall per arti marziali chiamata Budokan,
e presso il contestato santuario shintoista Yasukuni, si è radunato
simbolicamente tutto il Giappone per commemorare il 63° anniversario della
fine della guerra. Dei due edifice, il primo è il più importante: solo là,
da decenni, viene ufficialmente celebrata la memoria di oltre 2 milioni e
mezzo di cittadini morti in una guerra che il primo ministro Yasuo Fukuda ha
coraggiosamente qualificato come “miserabile”.
Il 15 agosto 1945 viene talvolta indicato come “il giorno piu’ lungo del
Giappone”, perchè quanto è avvenuto allora ha di fatto cambiato il volto
della nazione. Dal punto di vista cronologico esso è stato anche il giorno
più corto: quella giornata, di fatto, è iniziata a mezzogiorno, quando tutti
i giapponesi hanno ascoltato la voce dell’imperatore Hirohito che annunciava
l’accettazione della resa incondizionata invitando tutti i sudditi a
“sopportare l’insopportabile”.
Di conseguenza, anche la commemorazione di quell’avvenimento è iniziata a
mezzogiorno con un minuto di preghiera silenziosa. La dignità della
cerimonia ha trasformato la “hall delle arti marziali” in un tempio: sullo
sfondo, migliaia di crisantemi simbolizzavano le anime dei deceduti; accanto
l’imperatore Akihito e l’imperatrice Michiko; nella platea 6000 ospiti, per
la maggior parte parenti dei militari defunti; in prima fila i
rappresentanti delle massime cariche dello Stato.
Brevi e sostanziali le parole di commemorazione. L’imperatore le ha
pronunciate rivolto verso i crisantemi. “Spero fortemente - ha detto - che l’orrore
della guerra non si ripeta... e prego per la pace del mondo e anche per un
ulteriore sviluppo della nostra nazione”.
L’uditorio al quale si è rivolto il primo ministro, invece, si estendeva al
di là dei confini nazionali: “Il Giappone - ha detto Yasuda - ha inflitto
molti danni e sofferenze a molte nazioni, specialmente in Asia. Esprimo
umilmente le mie condoglianze a tutte le vittime della guerra e prometto
solennemente di tramandare [la conoscenza dei] fatti storici alle
generazioni future perché non svaniscano le lezioni di quella miserabile
guerra”.
Purtroppo “il giorno più lungo” è solo a metà del suo corso: il processo di
purificazione della memoria non è terminato. Nella stessa mattinata
centinaia di cittadini, tre ministri e una cinquantina di parlamentari hanno
visitato lo Yasukuni. Cina e Corea condannano quelle visite da parte dei
ministri, non solo perche’ dal 1974 vi sono state incluse le “tavolette
commemorative” di militari condannati per crimini di Guerra, ma soprattutto
perche lo Yasukuni è stato il simbolo più forte dell’infausto militarismo.
La Cina più amica
In molte nazioni dell’Asia il 15 agosto si ricorda proprio la liberazione
dal giogo giapponese. Il quel circostanza di solito, ai sentimenti di
esultanza si mescolano a quelli di ostilità verso il Giappone.
Ma per la Cina, quest’anno, l’atteggiamento è stato benevolo. Anche se non
va esclusa l’influenza delle Olimpidi di Pechino, il motivo principale va
forse individuato nell’atteggiamento diplomatico di Yasuda, noto per la sua
apertura verso l’Asia, Cina in particolare.
Pechino ha contraccambiato l’offerta di amicizia con atti concreti. Quest’anno,
per la prima volta, il rappresentante del governo cinese ha partecipato alla
celebrazione commemorativa del bombardamento atomico ad Hiroshima. Il 12
agosto, poi, ricorreva il 30° anniversario della firma del trattato di
amicizia e collaborazione tra Cina e Giappone. Per l’occasione, Cui Tiankai,
ambasciatore cinese a Tokyo, ha dato un ricevimento solenne durante il quale
ha detto: “In questi trent’anni abbiamo costruito i nostro vicendevoli
legami e continueremo ad espandere le nostre relazioni”. Ospite di riguardo,
naturalmente, è stato Yasuda, non solo perche’ primo ministro, ma anche
perche’ 30 anni fa il premier giapponese era suo padre Takeo, promotore dei
rapporti di amicizia con l’Asia. Tra gli ospiti vi era pure la signora
Sonoda Tenkoko (89 anni), il cui marito Sunao, allora ministro degli esteri,
ha firmato il trattato. Intervistata dal The Japan Times, Sonoda, con un
pizzico di arguzia, ha risposto: “Probabilmente in qualche luogo il mio
defunto marito starà scambiando un brindisi con Deng Xiaoping”.
Hiroshima e Nagasaki, un mondo senza armi nucleari
La commemorazione al Budokan ha assunto una dimensione di largo respiro
internazionale se la considera come il vertice di una riflessione collettiva
iniziata dieci giorni prima e che ha avuto le espressioni piu’ significative
nella “dichiarazioni per la pace” dei sindaci di Hiroshima e Nagasaki,
rispettivamente il 6 e 9 agosto, le date dei rispettivi olocausti atomici.
Nelle dichiarazioni per la pace Akiba Tadashi, per Hiroshima, e Taue
Tomihisa, per Nagasaki, hanno presentato le due città come profezia del
disarmo atomico integrale, tema consueto anche nei discorsi commemorativi
degli anni precedenti. Gli appelli di quest’anno sono originali perché sono
stati rivolti non all’umanita’ in genere, ma alle grandi potenze nucleari
usando argomentazioni espresse da personalita’ politiche di queste stesse
nazioni e indicando iniziative concrete
Alcuni anni fa, su inziativa dei sindaci di Hiroshima e Nagasaki, è stato
costituito il gruppo (internazionale )chiamato “Sindaci per la Pace” (Mayors
for Peace”). Ad esso hanno già aderito 2368 citta’. Akiba ha rivelato che
nell’aprile di quest’anno il gruppo ha proposto il “Protocollo
Hiroshima-Nagasaki” come supplemento a Trattato di non-proliferazione
nucleare: un invito alle potenze nucleari a sospendere immediatamente gli
sforzi per produrre e installare ordigni nucleari. Il protocollo mira a
realizzare un mondo denuclearizzato entro il 2020.
Per decenni, quando l’equilibrio di potere nel mondo dipendeva dalla
deterrenza nucleare, le disperate suppliche di Hiroshima e Nagasaki sono
state inascoltate. Quella politica si è rivelata tragicamente erronea.
Questa è la sostanza della dichiarazione del sindaco di Nagasaki, che ,
secondo l’editorialista dell’Asahi Shimbun, costituisce un passo senza
precedenti.
“Negli Stati Uniti, la piu’ grande potenza nucleare - ha detto Taue -
coloro che nel passato erano i leader della politica nucleare stanno
parlando contro di essa. Ho deciso di basarmi sulle loro parole per
rivolgere agli Stati Uniti un forte appello per quanto Nagasaki ha chiesto
da molto tempo” . Il primo dei “convertiti” politici ai quali Taue ha
alluso, è l’ex segretario di stato Henry Kissinger, ideatore e realizzatore
della strategia della deterrenza nucleare. Nell’articolo “Toward a
nuclear-free World”, pubblicato in gennaio sul The Wall Street Journal, egli
ha affermato che l’unico mezzo per ottenere la sicurezza contro le armi
nucleari è quello di eliminarle completamente.
Il 30 giugno, George Roberson, inglese, ex segretario generale della NATO,
commentando la proposta di Kissinger ha scritto: “Durante la guerra fredda,
le armi nucleari hanno avuto il perverso effetto di rendere il mondo un
luogo relativamente stabile. Questo non è più il caso”.
Con il forte appello di quest’anno il sindaco di Nagasaki ha reso noto a
tutto il mondo quanto i “convertiti” politici hanno scritto su pubblicazioni
per iniziati.
Vale la pena ricordare che quest’anno ricorre anche il centenario della
nascita di Nagai Takashi, il dottore cattolico di Nagasaki, che persa la
moglie nel bombardamento atomico, ha consacrato le forze che gli rimanevano
per alleviare le sofferenze delle vittime dell’atomica. Egli usava dire:
“Nella guerra non ci sono né vincitori, né sconfitti; c’e’ solo rovina”.
di Pino Cazzaniga su Asianews