Giova
2009-07-28 07:57:35 UTC
Giappone, eseguite tre condanne a morte. Impiccati a Tokyo e a Osaka due
giapponesi e un cittadino cinese. Protesta Amnesty International
TOKYO - Tre condanne a morte sono state eseguite in Giappone. È quanto ha
reso noto il ministero della Giustizia di Tokyo citato dai media locali. Uno
dei tre condannati era un cittadino cinese che aveva ucciso tre connazionali
a Kawasaki, vicino Tokyo. Gli altri due condannati a morte erano due
giapponesi colpevoli di omicidio. I tre, precisa un comunicato del
ministero, sono stati impiccati a Tokyo e Osaka e il cittadino cinese, Chen
Detong, 41 anni, aveva ucciso nel 1999 tre connazionali - non sei come
riferito dall'agenzia Jiji - ferendone tre altri. Uno dei due giapponesi,
Hiroshi Maeue, 40 anni, aveva ucciso nel 2005 a Osaka tre persone, fra cui
un ragazzo di 14 anni; l'altro, Yukio Yamaji, 25 anni, aveva ucciso due
sorelle sempre a Osaka nel 2005.
FRA UN MESE IL PAESE ALLE URNE - Le impiccagioni avvengono a poco più di un
mese dalle elezioni legislative che si terranno il 30 agosto e che
potrebbero portare a una vittoria dell'opposizione e a un cambio di governo.
Makoto Teranaka, responsabile di Amnesty International in Giappone, ha
protestato contro «questo grave atto che non può essere permesso mentre nel
mondo si moltiplicano gli appelli per abolire la pena di morte».
LE ULTIME ESECUZIONI - Le ultime esecuzioni in Giappone risalgono allo
scorso gennaio, quando furono impiccati quattro condannati. Nel 2008 sono
state messe a morte 15 persone. Il Giappone è, con gli Stati Uniti, l'unico
dei grandi Paesi industrializzati dove si pratica ancora la pena di morte.
Le autorità ne giustificano il mantenimento affermando che gode del sostegno
della popolazione. Il Partito Democratico del Giappone (Pdj), la principale
forza dell'opposizione che, secondo tutti i pronostici, dovrebbe vincere le
prossime elezioni, si è impegnato ad aprire un dibattito sulla questione.
fonte: www.corriere.it
giapponesi e un cittadino cinese. Protesta Amnesty International
TOKYO - Tre condanne a morte sono state eseguite in Giappone. È quanto ha
reso noto il ministero della Giustizia di Tokyo citato dai media locali. Uno
dei tre condannati era un cittadino cinese che aveva ucciso tre connazionali
a Kawasaki, vicino Tokyo. Gli altri due condannati a morte erano due
giapponesi colpevoli di omicidio. I tre, precisa un comunicato del
ministero, sono stati impiccati a Tokyo e Osaka e il cittadino cinese, Chen
Detong, 41 anni, aveva ucciso nel 1999 tre connazionali - non sei come
riferito dall'agenzia Jiji - ferendone tre altri. Uno dei due giapponesi,
Hiroshi Maeue, 40 anni, aveva ucciso nel 2005 a Osaka tre persone, fra cui
un ragazzo di 14 anni; l'altro, Yukio Yamaji, 25 anni, aveva ucciso due
sorelle sempre a Osaka nel 2005.
FRA UN MESE IL PAESE ALLE URNE - Le impiccagioni avvengono a poco più di un
mese dalle elezioni legislative che si terranno il 30 agosto e che
potrebbero portare a una vittoria dell'opposizione e a un cambio di governo.
Makoto Teranaka, responsabile di Amnesty International in Giappone, ha
protestato contro «questo grave atto che non può essere permesso mentre nel
mondo si moltiplicano gli appelli per abolire la pena di morte».
LE ULTIME ESECUZIONI - Le ultime esecuzioni in Giappone risalgono allo
scorso gennaio, quando furono impiccati quattro condannati. Nel 2008 sono
state messe a morte 15 persone. Il Giappone è, con gli Stati Uniti, l'unico
dei grandi Paesi industrializzati dove si pratica ancora la pena di morte.
Le autorità ne giustificano il mantenimento affermando che gode del sostegno
della popolazione. Il Partito Democratico del Giappone (Pdj), la principale
forza dell'opposizione che, secondo tutti i pronostici, dovrebbe vincere le
prossime elezioni, si è impegnato ad aprire un dibattito sulla questione.
fonte: www.corriere.it