Nipponponpico
2008-12-21 16:29:57 UTC
Cercando una possibile "via" da seguire dopo la mia povera lauretta
triennale, già soppiantata da un nuovo aborto dal nome nuovo e
contenuti vecchi ho trovato un interessante serie di articoli
sull'università giapponese, che a mio avviso rispecchiano molto
fedelmente la realtà dei fatti, che sto sperimentando di persona in
questo mio soggiorno kyotese.
Senza dilungarmi troppo, il sito in questione è raggiungibile da qui
http://snipurl.com/8yj5u .
Per gli svogliati riporto il testo integrale sotto, per ora solo la
prima parte, se interessa magari posso aggiungere anche le due
seguenti.
Buona lettura
Il
nostro ambizioso viaggio alla scoperta delle università di
tutto il mondo, inizia da un paese che per tradizioni, cultura e
costumi, è distante anni luce dalla nostra Italia; si tratta
del Giappone, sul cui sistema universitario, e non solo,
ci soffermeremo per le prossime due settimane. In tal senso, vi
invitiamo fin da ora ad inviarci i vostri contributi, fondamentali per
arricchire la discussione e renderla utile a tutti.
Per raccontare
l’universita’ in Giappone, e’ necessario
fare un preambolo su tutto il sistema scolastico
nipponico. Altrimenti, si rischia di non credere che al mondo possa
esistere un paese dove ci si iscrive ad una universita’,
anche se non per propria scelta, gia’ alla tenera
eta’ di quattordici anni. Infatti, per una serie di esami di
ammissione che regolano il passaggio dalle scuole medie alle superiori
e da quest’ultime all’universita’, nel
paese del sol levante un giovane studente rischia di aver deciso tutto
il suo futuro gia’ in eta’ adolescenziale. Per
questo conviene andare per ordine e capire cosa accade nelle scuole
medie e superiori, perche’ e’ qui, e non dopo, che
si decide in quale universita’ ci si puo’ iscrivere
e, di conseguenza, a quale lavoro si puo’ ambire.
Dopo gli anni di scuola
elementare, considerati i piu’ “liberi”
nella vita di un giapponese, inizia la scuola media, un
crocevia importante per il futuro di ogni giovane nipponico. Qui
dovrà studiare a fondo per poter entrare in una istituzione
secondaria di alto livello che spesso rappresenta l’unica via
che porta alle università migliori del paese e, di
conseguenza, a posizioni importanti nel mondo del lavoro. Il passaggio
scuola media – scuola superiore prevede, infatti, una prova
di ammissione; quella che molti giapponesi considerano come il primo
vero esame scolastico e che alcuni giornali hanno piu’ volte
definito “l’inferno della scuola
giapponese”. I tre anni di studio della scuola media servono
sostanzialmente a preparare questa prova.
“Non
appena gli studenti sentono che la materia che sto spiegando potrebbe
riguardare il loro esame di ammissione, il livello di attenzione della
classe sale notevolmente”- ci ha detto un
professore di una scuola media di Tokyo. Anche i test scritti - mai
orali - che vengono svolti durante l’anno scolastico, mirano
soprattutto a capire come uno studente potrà comportarsi
alla prova di ingresso nelle scuoe superiori.
Fallire questo esame a
soli 14 anni, può dunque compromettere tutta la vita di un
ragazzo e per questo è causa di accesi
dibattiti in tutto il paese. Le opinioni, come sempre, sono
contrastanti. “E’
giusto - ci ha detto uno studente - perche’ se studiamo
molto possiamo superarlo, altrimenti la colpa sarà soltanto
nostra”. E questo è anche il punto di
vista del Ministero che giudica il sistema come puramente
meritocratico. Molti però sostengono che stressi troppo gli
studenti, costringendoli ad un apprendimento nozionistico e mnemonico,
privandoli di quella libertà nello studio, indispensabile
per la loro piena maturazione. E proprio questo metodo di studio,
secondo molti critici, non permette la formazione di una coscienza
critica nell’adolescente giapponese.
Data
la sua estrema importanza, la scelta della scuola superiore deve
essere
fatta con estrema attenzione. Queste possono essere divise
in due grossi gruppi: scuole con percorso
“accademico” che accolgono circa il 72% degli
studenti (tremilioni circa), e scuole con percorsi
“professionali” che vengono frequentate da circa il
23% di studenti (meno di un milione). Le prime mirano a prepaprare per
l’esame di ammissione alle università, o per studi
successivi, e sono quelle che ci interessano, mentre le seconde per
l’immediata introduzione nel mondo del lavoro. Sono proprio
quelle con percorso accademico che generano la maggiore competizione
per entrarvi.
Le scuole sono infatti
classificate per ogni regione, e la classifica e
l’importanza è stabilita in base al numero di
studenti che riesce ad introdurre nelle migliori universita’,
che poi sono le poche università pubbliche, come la Tokyo
University, la Kyoto University, la Tohoku University di Sendai, la
Osaka University e il Tokyo Institute of Technology.
Le scuole che
garantiscono un maggior numero di “ingressi”,
ovviamente, sono quelle “di alto livello”
e sono solo una manciata, tra le quali molte private. Poi ci sono
quelle di “medio livello”, che sono il maggior
numero e un pò meno “garantiste” delle
prime. Infine, nelle scuole di basso livello, di
“garanzie” non si parla nemmeno, e le speranze di
entrare in una buona Universita’ sono ridotte al minimo.
E’ chiaro che le famiglie e gli studenti puntino, almeno
all’inizio, alle scuole migliori, spesso a tutti i
costi. “Ogni
giorno – mi ha detto Yuko, una studentessa di
una ottima superiore di Tokyo – passo sei ore sul treno, per
andare e tornare da scuola.”
I ragazzi, entrati nelle
scuole superiori, sono dunque gia’ distinti in diverse
categorie: quelli che entreranno nelle migliori
Universita’ e di conseguenza nelle migliori aziende, quelli
che entreranno nelle medie Universita’ e di conseguenza in
aziende di medio livello, e quelli destinati alle Universita’
e lavori minori. Per capire l’importanza di tale distinzione,
basta pensare che le primarie aziende giapponesi assumo solamente
giovani laureati provenienti da un numero limitato e ben definito di
Universita’.
Anche gli anni della
superiore sono dunque vissuti con il pallino dell’esame di
ammissione all’universita’, tanto che
molti studenti (oltre il 60%) frequentano da subito delle scuole
serali
per rinforzare la loro preparazione. L’esame si compone di
due parti: un primo test che è uguale per tutti e serve per
il conseguimento di una specie di patentino di idoneita’ per
gl studi universitari. Passato questo esame, gli studenti dovranno
superare i vari test di ingresso, differenziati per ogni
Universita’. Ogni anno, circa il 40% di tutti i candidati,
tra cui il 15% donne, falliscono l’esame. La maggior parte di
loro, pero’, non demorde e decide di spendere un anno intero
a preparare nuovamente l’esame, frequentando scuole private
specializzate che hanno rette annuali pazzesche, dell’ordine
di una decina di migliaia di euro.
I piu’
fortunati e prearati che hanno passato la dura selezione potranno
invece rilassarsi, almeno negli anni che servono per conseguire la
laurea breve, che in genere dura quattro anni.
E’ infatti noto che nelle universita’ giapponesi si
studi poco. Basti pensare che non esistono veri e propri esami di
profitto e praticamente tutti gli studenti completano i rispettivi
corsi di laurea negli anni di corso previsti. Ma di tutto
cio’, e di molto altro, parleremo nel nostro prossimo
articolo.
A.L.
triennale, già soppiantata da un nuovo aborto dal nome nuovo e
contenuti vecchi ho trovato un interessante serie di articoli
sull'università giapponese, che a mio avviso rispecchiano molto
fedelmente la realtà dei fatti, che sto sperimentando di persona in
questo mio soggiorno kyotese.
Senza dilungarmi troppo, il sito in questione è raggiungibile da qui
http://snipurl.com/8yj5u .
Per gli svogliati riporto il testo integrale sotto, per ora solo la
prima parte, se interessa magari posso aggiungere anche le due
seguenti.
Buona lettura
Il
nostro ambizioso viaggio alla scoperta delle università di
tutto il mondo, inizia da un paese che per tradizioni, cultura e
costumi, è distante anni luce dalla nostra Italia; si tratta
del Giappone, sul cui sistema universitario, e non solo,
ci soffermeremo per le prossime due settimane. In tal senso, vi
invitiamo fin da ora ad inviarci i vostri contributi, fondamentali per
arricchire la discussione e renderla utile a tutti.
Per raccontare
l’universita’ in Giappone, e’ necessario
fare un preambolo su tutto il sistema scolastico
nipponico. Altrimenti, si rischia di non credere che al mondo possa
esistere un paese dove ci si iscrive ad una universita’,
anche se non per propria scelta, gia’ alla tenera
eta’ di quattordici anni. Infatti, per una serie di esami di
ammissione che regolano il passaggio dalle scuole medie alle superiori
e da quest’ultime all’universita’, nel
paese del sol levante un giovane studente rischia di aver deciso tutto
il suo futuro gia’ in eta’ adolescenziale. Per
questo conviene andare per ordine e capire cosa accade nelle scuole
medie e superiori, perche’ e’ qui, e non dopo, che
si decide in quale universita’ ci si puo’ iscrivere
e, di conseguenza, a quale lavoro si puo’ ambire.
Dopo gli anni di scuola
elementare, considerati i piu’ “liberi”
nella vita di un giapponese, inizia la scuola media, un
crocevia importante per il futuro di ogni giovane nipponico. Qui
dovrà studiare a fondo per poter entrare in una istituzione
secondaria di alto livello che spesso rappresenta l’unica via
che porta alle università migliori del paese e, di
conseguenza, a posizioni importanti nel mondo del lavoro. Il passaggio
scuola media – scuola superiore prevede, infatti, una prova
di ammissione; quella che molti giapponesi considerano come il primo
vero esame scolastico e che alcuni giornali hanno piu’ volte
definito “l’inferno della scuola
giapponese”. I tre anni di studio della scuola media servono
sostanzialmente a preparare questa prova.
“Non
appena gli studenti sentono che la materia che sto spiegando potrebbe
riguardare il loro esame di ammissione, il livello di attenzione della
classe sale notevolmente”- ci ha detto un
professore di una scuola media di Tokyo. Anche i test scritti - mai
orali - che vengono svolti durante l’anno scolastico, mirano
soprattutto a capire come uno studente potrà comportarsi
alla prova di ingresso nelle scuoe superiori.
Fallire questo esame a
soli 14 anni, può dunque compromettere tutta la vita di un
ragazzo e per questo è causa di accesi
dibattiti in tutto il paese. Le opinioni, come sempre, sono
contrastanti. “E’
giusto - ci ha detto uno studente - perche’ se studiamo
molto possiamo superarlo, altrimenti la colpa sarà soltanto
nostra”. E questo è anche il punto di
vista del Ministero che giudica il sistema come puramente
meritocratico. Molti però sostengono che stressi troppo gli
studenti, costringendoli ad un apprendimento nozionistico e mnemonico,
privandoli di quella libertà nello studio, indispensabile
per la loro piena maturazione. E proprio questo metodo di studio,
secondo molti critici, non permette la formazione di una coscienza
critica nell’adolescente giapponese.
Data
la sua estrema importanza, la scelta della scuola superiore deve
essere
fatta con estrema attenzione. Queste possono essere divise
in due grossi gruppi: scuole con percorso
“accademico” che accolgono circa il 72% degli
studenti (tremilioni circa), e scuole con percorsi
“professionali” che vengono frequentate da circa il
23% di studenti (meno di un milione). Le prime mirano a prepaprare per
l’esame di ammissione alle università, o per studi
successivi, e sono quelle che ci interessano, mentre le seconde per
l’immediata introduzione nel mondo del lavoro. Sono proprio
quelle con percorso accademico che generano la maggiore competizione
per entrarvi.
Le scuole sono infatti
classificate per ogni regione, e la classifica e
l’importanza è stabilita in base al numero di
studenti che riesce ad introdurre nelle migliori universita’,
che poi sono le poche università pubbliche, come la Tokyo
University, la Kyoto University, la Tohoku University di Sendai, la
Osaka University e il Tokyo Institute of Technology.
Le scuole che
garantiscono un maggior numero di “ingressi”,
ovviamente, sono quelle “di alto livello”
e sono solo una manciata, tra le quali molte private. Poi ci sono
quelle di “medio livello”, che sono il maggior
numero e un pò meno “garantiste” delle
prime. Infine, nelle scuole di basso livello, di
“garanzie” non si parla nemmeno, e le speranze di
entrare in una buona Universita’ sono ridotte al minimo.
E’ chiaro che le famiglie e gli studenti puntino, almeno
all’inizio, alle scuole migliori, spesso a tutti i
costi. “Ogni
giorno – mi ha detto Yuko, una studentessa di
una ottima superiore di Tokyo – passo sei ore sul treno, per
andare e tornare da scuola.”
I ragazzi, entrati nelle
scuole superiori, sono dunque gia’ distinti in diverse
categorie: quelli che entreranno nelle migliori
Universita’ e di conseguenza nelle migliori aziende, quelli
che entreranno nelle medie Universita’ e di conseguenza in
aziende di medio livello, e quelli destinati alle Universita’
e lavori minori. Per capire l’importanza di tale distinzione,
basta pensare che le primarie aziende giapponesi assumo solamente
giovani laureati provenienti da un numero limitato e ben definito di
Universita’.
Anche gli anni della
superiore sono dunque vissuti con il pallino dell’esame di
ammissione all’universita’, tanto che
molti studenti (oltre il 60%) frequentano da subito delle scuole
serali
per rinforzare la loro preparazione. L’esame si compone di
due parti: un primo test che è uguale per tutti e serve per
il conseguimento di una specie di patentino di idoneita’ per
gl studi universitari. Passato questo esame, gli studenti dovranno
superare i vari test di ingresso, differenziati per ogni
Universita’. Ogni anno, circa il 40% di tutti i candidati,
tra cui il 15% donne, falliscono l’esame. La maggior parte di
loro, pero’, non demorde e decide di spendere un anno intero
a preparare nuovamente l’esame, frequentando scuole private
specializzate che hanno rette annuali pazzesche, dell’ordine
di una decina di migliaia di euro.
I piu’
fortunati e prearati che hanno passato la dura selezione potranno
invece rilassarsi, almeno negli anni che servono per conseguire la
laurea breve, che in genere dura quattro anni.
E’ infatti noto che nelle universita’ giapponesi si
studi poco. Basti pensare che non esistono veri e propri esami di
profitto e praticamente tutti gli studenti completano i rispettivi
corsi di laurea negli anni di corso previsti. Ma di tutto
cio’, e di molto altro, parleremo nel nostro prossimo
articolo.
A.L.