ROB (Senza Numero)
2008-06-29 17:25:57 UTC
Nel corso del 2007, 33.093 giapponesi si sono tolti la vita. Si tratta del
decimo anno consecutivo in cui il tasso di suicidi supera le 30mila unità,
nonostante la campagna governativa che da cinque anni tenta di ridurre la
percentuali, una delle più alte al mondo.
La denuncia viene dal rapporto annuale della Polizia, che sottolinea come i
dati relativi al 2007 siano molto vicini al picco più alto mai raggiunto nel
Paese, i 34.427 suicidi avvenuti nel 2003. Le cause dell’estremo gesto, si
legge nel testo, sono per la maggior parte debiti, problemi familiari,
depressione o problemi di salute.
Inoltre, i funzionari di pubblica sicurezza puntano il dito contro le “nuove
modalità di suicidio” apparse negli ultimi tre anni. Oltre alle impiccagioni
ed al rituale trapasso con la spada, in un certo senso “accettati” nella
mentalità giapponese, aumentano infatti le morti causate dall’inalazione di
gas velenosi. La procedura, per la quale bastano dei detergenti comuni,
viene spiegata in molti siti internet che invitano le persone al suicidio.
Nobutaka Machimura, portavoce del governo nipponico, commenta: “Questa
situazione è estremamente preoccupante, e va avanti da troppo tempo. È un
problema molto difficile da combattere, ma stiamo cercando di fare tutto il
possibile”.
La cultura giapponese non incoraggia il suicidio: semplicemente, non ne fa
un tabù. Se il suicidio viene praticato in maniera onorevole, una persona in
difficoltà vede in esso un paracadute, un modo per ripulirsi la coscienza.
In diversi forum frequentati da giovani studenti si legge infatti una
reprimenda contro i suicidi commessi con i gas, che “non permettono di
mantenere il corpo in una posizione dignitosa per il momento del
ritrovamento”.
Negli ultimi anni, per la prima volta, il governo ha definito il suicidio
(che viene coperto dalle assicurazioni nazionali) “un problema serio” e
sembra intenzionato ad intervenire: dal gennaio 2002, il ministero del
Lavoro distribuisce in tutte le aziende un libretto di 38 pagine che
fornisce le direttive per i dirigenti, al fine di identificare e aiutare i
lavoratori con tendenze suicide. Le misure non sembrano però essere
sufficienti, dato che il suicidio rimane una delle cause di morte più
frequenti in Giappone.
Da Asianews
decimo anno consecutivo in cui il tasso di suicidi supera le 30mila unità,
nonostante la campagna governativa che da cinque anni tenta di ridurre la
percentuali, una delle più alte al mondo.
La denuncia viene dal rapporto annuale della Polizia, che sottolinea come i
dati relativi al 2007 siano molto vicini al picco più alto mai raggiunto nel
Paese, i 34.427 suicidi avvenuti nel 2003. Le cause dell’estremo gesto, si
legge nel testo, sono per la maggior parte debiti, problemi familiari,
depressione o problemi di salute.
Inoltre, i funzionari di pubblica sicurezza puntano il dito contro le “nuove
modalità di suicidio” apparse negli ultimi tre anni. Oltre alle impiccagioni
ed al rituale trapasso con la spada, in un certo senso “accettati” nella
mentalità giapponese, aumentano infatti le morti causate dall’inalazione di
gas velenosi. La procedura, per la quale bastano dei detergenti comuni,
viene spiegata in molti siti internet che invitano le persone al suicidio.
Nobutaka Machimura, portavoce del governo nipponico, commenta: “Questa
situazione è estremamente preoccupante, e va avanti da troppo tempo. È un
problema molto difficile da combattere, ma stiamo cercando di fare tutto il
possibile”.
La cultura giapponese non incoraggia il suicidio: semplicemente, non ne fa
un tabù. Se il suicidio viene praticato in maniera onorevole, una persona in
difficoltà vede in esso un paracadute, un modo per ripulirsi la coscienza.
In diversi forum frequentati da giovani studenti si legge infatti una
reprimenda contro i suicidi commessi con i gas, che “non permettono di
mantenere il corpo in una posizione dignitosa per il momento del
ritrovamento”.
Negli ultimi anni, per la prima volta, il governo ha definito il suicidio
(che viene coperto dalle assicurazioni nazionali) “un problema serio” e
sembra intenzionato ad intervenire: dal gennaio 2002, il ministero del
Lavoro distribuisce in tutte le aziende un libretto di 38 pagine che
fornisce le direttive per i dirigenti, al fine di identificare e aiutare i
lavoratori con tendenze suicide. Le misure non sembrano però essere
sufficienti, dato che il suicidio rimane una delle cause di morte più
frequenti in Giappone.
Da Asianews