ROB (Senza Numero)
2008-09-23 08:25:49 UTC
L'arrivo della megaportaerei non preoccupa soltanto per il pericolo
nucleare. Oltre al carico radioattivo, la George Washington porterà con sé
anche migliaia di militari americani che andranno ad aggiungersi ai 10.500 -
tra marinai, soldati e rispettive famiglie che già vivono a Yokosuka dentro
e fuori la base. «Una convivenza difficile», ammette Kazuko Ishikawa, donna
sulla sessantina, agopunturista e impegnata nel movimento pacifista della
Heiwasendan. La presenza dei militari statunitensi in Giappone ha sempre
creato problemi: gap culturale, difficoltà di adattamento all'ambiente e
alle usanze giapponesi, incomprenSioni e anche un alto tasso di criminalità.
«Io ho paura. Recentemente - ci racconta Kazuko - un militare ha stuprato
una donna della mia età mentre stava andando al lavoro, un altro tre mesi fa
ha sgozzato un tassista dopo averlo derubato, di incidenti di questo genere
se ne contano a decine». In Giappone, dove il tasso di criminalità è
generalmente molto più basso rispetto a qualsiasi città italiana, le cifre
di Yokosuka saltano agli occhi. Gli sforzi per provare a convivere bene e
interagire con la comunità americana non mancano, ci sono famiglie americane
che scelgono di vivere fuori dalla base proprio per cercare di superare
pregiudizi e ostilità. Ma un modello di integrazione ancora non c'è, proprio
perché la diffidenza è alimentata dai frequenti episodi di violenza. «C'è un
gran numero di stupri a danno di donne giapponesi, molti di più di quanto si
sappia - continua Kazuko - ma le denunce sono davvero poche. Molte ragazze
si vergognano, hanno paura e preferiscono cercare di cancellarne il ricordo.
Di recente una donna ha sporto denuncia alla polizia militare americana
invece che alle autorità giapponesi, che certo avrebbero fatto indagini
approfondite, scandagliato la sua vita e quella della sua famiglia, sucitato
clamore. Per evitarlo ha preferito rivolgersi agli americani, che non hanno
nessun interesse a far girare certe notizie». Nei mesi scorsi si sono
susseguiti a pochi giorni di distanza diversi episodi di violenza su donne
giapponesi da parte di militari americani a Okinawa, che ospita la maggior
parte dei soldati Usa di stanza nell'arcipelago. Gli abitanti hanno
protestato e la tensione è salita alle stelle, tanto che le autorità
americane hanno imposto il coprifuoco ai propri soldati e studiato dei
programmi di inserimento per tutti i militari che d'ora in poi verranno
destinati al paese del Sol levante. «Il problema - prosegue ancora Kazuko -
è che, spesso chi si arruola in marina lo fa perché non ha altre
prospettive. Sono poveracci con una vita dura alle spalle, e adattarsi a un
paese come il Giappone non è facile per tutti. Soprattutto se vivi
all'interno di una base, con uno stipendio non proprio eccezionale».
Insomma, la presenza della base non giova proprio a nessuno, se non ai due
governi alleati negli equilibri geopolitici del Pacifico. Eppure ci sarà
qualcuno tra gli abitanti di Yokosuka che trae un vantaggio, se non altro
economico, dalla presenza militare americana. «Sono seimila i cittadini che
guadagnano grazie alla base: quattromila lavorano dentro la base e nelle
strutture annesse, altri duemila sono commercianti e ristoratori del porto».
Non sono pochi, se un giorno Washington decidesse di chiudere la base e
ritirare la flotta molti di loro rimarrebbero senza lavoro. O forse no,
secondo Kazuko potrebbero essere reintegrati nelle strutture delle forze di
autodifesa giapponese o trovare lavoro nel porto, che diventerebbe
finalmente un accesso al mare per gli abitanti della città.
nucleare. Oltre al carico radioattivo, la George Washington porterà con sé
anche migliaia di militari americani che andranno ad aggiungersi ai 10.500 -
tra marinai, soldati e rispettive famiglie che già vivono a Yokosuka dentro
e fuori la base. «Una convivenza difficile», ammette Kazuko Ishikawa, donna
sulla sessantina, agopunturista e impegnata nel movimento pacifista della
Heiwasendan. La presenza dei militari statunitensi in Giappone ha sempre
creato problemi: gap culturale, difficoltà di adattamento all'ambiente e
alle usanze giapponesi, incomprenSioni e anche un alto tasso di criminalità.
«Io ho paura. Recentemente - ci racconta Kazuko - un militare ha stuprato
una donna della mia età mentre stava andando al lavoro, un altro tre mesi fa
ha sgozzato un tassista dopo averlo derubato, di incidenti di questo genere
se ne contano a decine». In Giappone, dove il tasso di criminalità è
generalmente molto più basso rispetto a qualsiasi città italiana, le cifre
di Yokosuka saltano agli occhi. Gli sforzi per provare a convivere bene e
interagire con la comunità americana non mancano, ci sono famiglie americane
che scelgono di vivere fuori dalla base proprio per cercare di superare
pregiudizi e ostilità. Ma un modello di integrazione ancora non c'è, proprio
perché la diffidenza è alimentata dai frequenti episodi di violenza. «C'è un
gran numero di stupri a danno di donne giapponesi, molti di più di quanto si
sappia - continua Kazuko - ma le denunce sono davvero poche. Molte ragazze
si vergognano, hanno paura e preferiscono cercare di cancellarne il ricordo.
Di recente una donna ha sporto denuncia alla polizia militare americana
invece che alle autorità giapponesi, che certo avrebbero fatto indagini
approfondite, scandagliato la sua vita e quella della sua famiglia, sucitato
clamore. Per evitarlo ha preferito rivolgersi agli americani, che non hanno
nessun interesse a far girare certe notizie». Nei mesi scorsi si sono
susseguiti a pochi giorni di distanza diversi episodi di violenza su donne
giapponesi da parte di militari americani a Okinawa, che ospita la maggior
parte dei soldati Usa di stanza nell'arcipelago. Gli abitanti hanno
protestato e la tensione è salita alle stelle, tanto che le autorità
americane hanno imposto il coprifuoco ai propri soldati e studiato dei
programmi di inserimento per tutti i militari che d'ora in poi verranno
destinati al paese del Sol levante. «Il problema - prosegue ancora Kazuko -
è che, spesso chi si arruola in marina lo fa perché non ha altre
prospettive. Sono poveracci con una vita dura alle spalle, e adattarsi a un
paese come il Giappone non è facile per tutti. Soprattutto se vivi
all'interno di una base, con uno stipendio non proprio eccezionale».
Insomma, la presenza della base non giova proprio a nessuno, se non ai due
governi alleati negli equilibri geopolitici del Pacifico. Eppure ci sarà
qualcuno tra gli abitanti di Yokosuka che trae un vantaggio, se non altro
economico, dalla presenza militare americana. «Sono seimila i cittadini che
guadagnano grazie alla base: quattromila lavorano dentro la base e nelle
strutture annesse, altri duemila sono commercianti e ristoratori del porto».
Non sono pochi, se un giorno Washington decidesse di chiudere la base e
ritirare la flotta molti di loro rimarrebbero senza lavoro. O forse no,
secondo Kazuko potrebbero essere reintegrati nelle strutture delle forze di
autodifesa giapponese o trovare lavoro nel porto, che diventerebbe
finalmente un accesso al mare per gli abitanti della città.